La Chiesa si trova al centro del "Parco dei Benedettini" fatto nascere proprio li dove per secoli si è svolta la ”Fiera di Termini”. |
Cenni Storici
Fonti storiche risalenti alla fine dell’anno Mille riferiscono di una chiesa intitolata a "Sancta Maria in Vineis" sita nel territorio compreso tra Oliveira e Milazzo e sotto la giurisdizione dell’abate di Lipari-Patti Ambrogio, coadiuvato dai Priori Pietro a Lipari e Giovanni Rusi a Patti.
Verso il1174, Margherita, moglie di Guglielmo II, mentre il figlio stava facendo costruire il Duomo di Monreale, fece costruire un’ abbazia benedettina a Maniace, presso Randazzzo e tra i possedimenti di detta abbazia figurano anche le chiese di San Giovanni in Oliverio e quella di Sanctca Maria que est in vineis.
Il 9 agosto 1268 la Chiesa di Santa Maria in Termini passa ai Cistercensi assieme all'intero podere nel quale era ubicata. Nel documento di passaggio sono indicati i confini della tenuta: da Casale Solaria al mare, dalla Chiesa San Nicola e la strada che conduceva a Milazzo, dalla via pubblica sino al Casale Protonotaro.
Nel 1310, la chiesa e i relativi terreni furono trasferiti all’abbazia di Novara. A memoria d’uomo, si afferma che l’abate francese Ugo (il futuro Sant’Ugo) nel recarsi a Novara per completare la costruzione del monastero di Badiavecchia intrapresa dallo stesso Ruggero II, facesse sosta proprio nella chiesa dei Benedettini.
Nel 1742, don Girolamo Colonna, Prefetto del Palazzo Pontificio, indica tra i beni pervenuti al monastero di Novara due grancie: la chiesa di San Vincenzo in Messina e quella di Santa Maria in Termini nel territorio di Castroreale. Viene esplicitato che in essa si venerava l'immagine di Maria SS.ma dei Miracoli, con grande devozione di popolo. La chiesa era retta da un monaco e da un fratello cistercensi. Dai proventi ad essa legati l’abate di Novara percepiva mille scudi all’anno.
Nel 1783, con la definitiva chiusura del monastero di Badiaveccchia in Novara, la chiesa di Santa Maria in Termini ritornava ai Benedettini Cassinesi di Sicilia, che abitavano il convento di San Placido Calonerò, a Pezzolo nel comune di Messina, la cui fondazione risaliva al 1361. Il convento di Calonerò determinò per secoli grande sviluppo e promosse la vita spirituale, economica e culturale delle genti che abitavano i suoi possedimenti, che giungevano fino a Milazzo e a Castroreale. In quest'epoca la chiesa Santa Maria dei Miracoli, detta In vineis, fù chiamata Chiesa dei Benedettini.
Allorché i beni ecclesiastici furono incamerati dallo Stato Italiano, la Chiesa dei Benedettini in Termini divenne suffraganea della Chiesa di Castroreale. Il 21 luglio 1921 venne eretta Parrocchia con giurisdizione da Ponte Termini, (Lato Est) a Saia Latina (lato Ovest) a Galbanu (lato Sud), anche se come territorio continuò a ricadere nel comune di Castroreale.
Il 28 giugno 1966 veniva istituito il comune di Terme Vigliatore.
Successivamente, mentre era parroco di “Termini Bagni”, don Carmelo De Pasquale e di San Biagio e Vigliatore don Filippo Genovese, l'Amministrazione Comunale deltempo, guidata dal dott. Girolamo Bucca, deliberò Santa Maria delle Grazie, già titolare della omonima. Parrocchia, Patrona del Comune.
La presenza e l’agire dei monaci Benedettini e Cistercensi per molti secoli significò preghiera attiva, lavoro permeato di spiritualità (secondo il motto di San Benedetto: Ora et labora, unito a Pax), aspirazione a pace con se stessi, con gli altri, con l'ambiente vitale. È stato merito dei monaci stimolare e promuovere attività orientate a rendere giustizia e libertà ai cittadini vessati dai padroni delle terre e dai numerosi invasori (francesi, spagnoli, arabi). I monaci, passata la barbarie dell'invasore riprendevano con serena laboriosità le culture e gli allevamenti compatibili con l'ambiente naturale piuttosto fertile. Alla coltivazione della vite, e dell'ulivo, alla semina del frumento, dell'orzo e delle erbe da foraggio e sovescio(sulla, avena, luppolo, fave,..) aggiunsero la coltivazione della canna-meli (canna da zucchero) che lavorata nel palmento diventava un prezioso dolcificante e del lino che grazie alle marcite approntate nel torrente Patrì o Termini e dopo adeguata battitura e cardatura dava la preziosa fibra alle filande domestiche/artigianali (tutte le famiglie abbienti possedevano un telaio ) ed alle industrie.